Benchmark è sicuramente un termine che spesso avrai letto qui e lì, ma di cui probabilmente non conosci l’utilità.
È per me molto importante approfondire e sensibilizzare le tematiche relative al rischio legato agli investimenti finanziari ed è per questo che sempre più frequentemente i miei articoli e i post sui social tendono a trattare questo argomento.
È importante che l’investitore comprenda il significato reale del rischio nel processo di investimento e la sua funzione. Questo perché spesso – soprattutto quando si ha poca esperienza e non si ha ancora avuto modo di confrontarsi con professionisti del settore – si tende a credere che investire presupponga tendenzialmente due cose:
- Essere ricchi
- Essere disposti a perdere tutto
Di conseguenza le persone si tirano indietro e si rinchiudono nella diffidenza e nella paura perché si dichiarano implicitamente disposti a impiegare i propri risparmi in borsa solo laddove ci fosse la sicurezza assoluta dell’inesistenza di rischi sul guadagno (utopico e paradossale…no?).
Non mi stancherò mai di dirlo: il rischio fa parte del gioco.
Questo non significa che devi pensare che investire in borsa equivalga a buttare via i tuoi soldi e perciò lo puoi fare solo se sei ricco e non hai nulla da perdere.
Detta così sarebbe anche fin troppo semplice e la figura del consulente finanziario non avrebbe senso di esistere.
Quindi ciò che devi imparare è che non si corre via dai rischi ma si impara a calcolarli, prevederli e limitarli.
Alcuni suggerimenti li ho già dati nel precedente articolo sulle tipologie di rischio da considerare.
Oggi invece approfondisco un parametro utile a valutare la performance nei fondi comuni di investimento: il Benchmark.
Le caratteristiche del Benchmark
È un indice di riferimento per confrontare le performance di portafoglio rispetto agli andamenti di mercato. È comunemente rappresentato da un indice di Borsa.
I caratteri che deve soddisfare l’indice Benchmark per aiutare gli investitori dei fondi comuni nella valutazione del rischio dei propri investimenti sono:
- Essere in grado di rappresentare le politiche di gestione del portafoglio
- Totalmente replicabile con attività acquistabili sul mercato
- Calcolato con regole che l’investitore possa replicare
Anche in base ai parametri indicati dalla MIFID 2 – che ogni intermediario è tenuto a rispettare – è necessario che egli indichi un Benchmark per ogni portafoglio e ne estragga una rendicontazione periodica.
Per fare un esempio concreto, un importante Benchmark per i mercati azionari americani è l’S&P 500.
La valutazione di questo indice di riferimento dà la possibilità di compiere scelte più consapevoli relative ai propri investimenti.
Prendere in considerazione il Benchmark e replicarlo non è l’unica scelta attuabile. Infatti, questo generalmente è il comportamento legato alla gestione passiva del fondo ma nulla vieta di attuare strategie che vadano contro corrente rispetto a questo indice.
È possibile attuare una gestione attiva dell’investimento in cui l’obiettivo non è replicare il Benchmark di riferimento ma piuttosto superarlo.
Laddove il tutto fosse amministrato da un professionista – come il consulente finanziario – sarà quest’ultimo a consigliare le strategie più consone al fondo comune in relazione a più parametri qualitativi – tra cui il Benchmark – le quali verranno modificate e migliorate nel corso della vita dell’investimento.
Autore del blog e consulente finanziario